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Presepe palestinese 2016.


Il sito: una gola qualunque sita nella zona montagnosa del deserto di Giudea

Questo deserto si distingue per il suo spettacolare paesaggio in continuo mutamento: monti, rocce e colline calcaree fronteggiano pianure, letti di fiumi e canyons, scavati nel tempo. Le antiche rocce sul versante orientale del deserto torreggiano fino ad un'altezza di 300 metri sopra la spiaggia del Mar Morto. Questo territorio è poco popolato con pochi villaggi situati lungo il perimetro. Ecco spiegato il perché dell’aridità, dell’asprezza e irregolarità di questo manufatto (vai al mio filmato filmato "Deserto della Giudea"​).

Prima di fare un presepe penso ad uno specifico obiettivo che voglio trasmettere con il manufatto e che esplicito nella presentazione. Questo obiettivo riguarda qualcosa che avviene comunemente nel nostro mondo moderno e che sia tale da essere rappresentabile nel presepe.

Il “focus” cioè l’obiettivo di quest’ anno è quello di evidenziare la speranza (che alberga in ciascuno di noi) ed il dono (completamente diverso dal regalo).

La speranza

Isaia è voce della profezia: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" (Is 9,1).

E’ la condizione dell’umanità in ogni epoca della storia. Questa notte facciamo memoria di un dramma: tanti uomini e donne vivono una situazione di persecuzione e di miseria e anelano alla luce e al calore necessari alla vita. Nelle tenebre del mondo c’è una lampada accesa: la speranza che vive in ogni creatura, ma non è così forte da vincere le tenebre. Quante volte nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le attese che portiamo nel cuore non si realizzano! La speranza è come la grazia: non si può comprare, è un dono.

La speranza, nell'uomo, è un'attitudine di fiducia nella possibilità di raggiungere, nonostante le difficoltà, un oggetto desiderato.

Il dono

Il gesto del donare implica uno scambio che va ben oltre il mero valore economico del bene regalato. Non è dunque questione di quanto spendiamo per i "regali", quello che conta davvero è invece il saperli riconoscere e accogliere come "doni". Qual è la differenza? L'’italiano possiede le parole “dono” e “regalo” e i loro rispettivi verbi sono spesso usati come sinonimi. Eppure tra loro c’è un abisso! Regalo deriva da “regalia” che erano i diritti spettanti al re di cui egli poteva fare concessione ai suoi sottoposti per ricompensa di altri servigi. Il regalo appartiene insomma alla sfera delle convenienze personali o sociali ed è spesso un dare calcolato, per opportunismo, per apparire. Un regalo puoi anche fartelo da solo. Il dono, al contrario, è un filo che tesse legami, è un investimento sull’altro, sul mondo, sulle possibilità umane. Il dono riconosce, celebra un legame, magari non ancora realizzato, ma simbolicamente e generosamente desiderato. Nel dono c'è un messaggio di attenzione all'altro, ma parla anche di noi stessi e dei sentimenti che proviamo per la persona cui è rivolto. Esprime aspetti che ci appartengono e che vogliamo condividere con una persona che ci è cara. Quindi donare è anche un modo per conoscersi e per riconoscersi. La differenza non è più così da poco !!!

Giuseppe e Maria. sul dorso dell’asinello, avanzano faticosamente lungo il sentiero. La temperatura è molto bassa e dietro un tornante vedono un vecchio pastore seduto accanto al fuoco acceso per riscaldarsi.

“Fermiamoci un momento” dice Giuseppe; aiuta Maria a scendere dall’asinello e la fa sedere accanto al fuoco.

Il vecchio pastore offre quel poco che stava incominciando a mangiare: una scodella di latte appena munto dalle sue poche pecore ed un tozzo di pane. Maria mangia quanto Le viene offerto.

Rivolgendosi al pastore: “Voglio raccontare di te” dice “a nostro figlio. Gli parlerò della tua gentilezza”.

Ma il vecchio pastore la interrompe.

“Mio padre mi disse, tanto tempo fa, che a ognuno di noi viene dato qualcosa, che riceviamo un dono. Tu il dono lo hai già ricevuto: è la creatura dentro di te”

Maria, felice, pone le mani sul suo pancione. “E tu che dono hai ricevuto?”

“Nessuno, nessuno se non la speranza di riceverlo”

E Giuseppe: “Maria, dobbiamo andare e trovare un riparo”

Il pastore annuisce.

E Maria: “Grazie tante”

Il vecchio annuisce nuovamente; se ne vanno lungo l’unico sentiero ed il vecchio li osserva per tutto il breve tratto fino al prossimo tornante. Si rammarica di non aver detto loro che vicino vi era la sua dimora ricavata da una piccola grotta e da lui stesso chiusa ,quando era più giovane; con pietre franate dalla montagna . Si ferma ancora un poco per terminare il poco cibo rimasto e per radunare le poche sue pecorelle. Poi lentamente procede lungo il sentiero: sente dentro di sé che qualcosa gli deve accadere. Giunge alla curva, si ferma, guarda verso la grotta che utilizzava come rifugio delle sue pecore, si avvicina all’ingresso, piano, senza fare rumore.

Sente Giuseppe che dice a Maria “Stai bene?” “Si, Dio mi ha dato la forza che avevo pregato di avere. Me l’ha data il Signore e me l’hai data anche tu”. Il vecchio pastore tende l’orecchio: gli sembra inoltre di sentire una voce che gli dice “Esulta, esulta, ti annuncio che avrai una grande gioia”

Il vecchio accelera allora il suo passo, giunge all’ingresso della sua grotta, si arresta un istante, guarda Maria con un Bimbo appena nato tra le braccia, si avvicina ancora un poco, cade in ginocchio e tende la mano tremante verso il Piccolo ma subito la ritrae. Ma Maria “Lui è per l’umanità intera” . Il vecchio pastore solo allora tocca il Bambino e Maria ”Oggi abbiamo tutti ricevuto un dono ed anche la tua speranza si è compiuta”.

 

Dio non ci ha regalato il Bambino ma lo ha donato a tutta l’umanità.

Le statuine di Giuseppe, di Maria, del  Bambino (che può essere messo in varie posizioni essendo svincolata da Maria) e del pastore inginocchiato che tende la mano tremante per toccare il Bambino sono state realizzate dall’amico Paolo Stoppa (al link http://www.paolo-stoppa.it/#!/home si può vedere il particolare stile dell'artista – si possono vedere altre sue opere in questo sito  alla  sezione "Varie - Presentazione di P. Stoppa " .     La spiegazione del perché tutte le sue opere siano senza volto è data dall’artista stesso: “Ed è per questo motivo che essendo figure universali non possono essere identificate con volti riconoscibili. Nelle mie opere, siano esse quadri o statue, io cerco di rappresentare un umanità universale e senza una precisa collocazione temporale ma che possa suscitare una emozione di chi lo guarda. Io cerco di ricreare l'atmosfera dei soggetti attraverso le forme, i colori e gli atteggiamenti dei soggetti rappresentati”.

Altre precisazioni:

Come spunto  ho preso la nuova tecnica mostrata da Lola Temprado che però ho completamente modificato in quanto il risultato non era soddisfacente. Ho utilizzato esclusivamente materiale reperito in natura: i muri delle case "troglodite o rupestri" sono di sasso frantumato e ciascuno opportunamente sagomato per renderlo sovrapponibile l’uno all’altro e cementato sul retro (provenienza dalle vecchie cave [grotte] di "sasso molera"  presenti nella mia zona).  Nessuna colorazione  con materiale colorante (bombolette spray, le classiche terre utilizzate per preparazione colori, ecc.). Il presepe è fatto tutto di sabbia opportunamente miscelata in modo da simulare tutte le colorazioni variabili che si possono trovare in una montagna (ho utilizzato sabbia per intonaco, sabbia biancastra,  giallastra e gialla  proveniente dalle grotte sopracitate [quelle gialle e giallastre prese dalle venature, in esse presenti, ricche di ferro] , sabbia di colore giallo rosato arancione proveniente dalle cave  di Cuasso al Monte (VA). Tutte le parti in legno provengono da legname preso dal pianale di vecchi carri ferroviari arrugginiti usati per il trasporto di materiale bellico e/o altro durante la 1° guerra mondiale (nessuna colorazione  né alcun ritocco alle venature/rugosità perché ho voluto mantenere lo stesso stato/colore preso dal legno rimasto esposto alle intemperie per  tutti questi anni.  Il pochissimo verde su alcuni punti della montagna è stato ottenuto polverizzando una piccola parte di una bottiglia di vino. Solo le rocce presenti nella grotta della natività e in quella piccola, che permette il passaggio alla parte destra del manufatto, sono state colorate con acrilico usando la tecnica del pennello asciutto (infatti solo in questo modo ho potuto mantenere tutte le venature, rugosità ed i piccoli dettagli delle rocce che si possono notare nelle foto ad alta definizione  più sotto).

 Le statuine sono di 12 cm.

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FOTO   (clic sulle miniature )

2016
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